Dove sono gli amici miei? Me lo chiedo alla stazione, mentre oblitero il biglietto e aspetto il treno, che è in leggero ritardo a causa di uno sciopero; sotto la pensilina c’è un assembramento di estranei; il tepore del sole, una brezza leggera mi accarezzano il viso e io sono solo fra pendolari, turisti, studenti, insomma tra tutta questa gente sconosciuta, che va di fretta. Me lo chiedo sul treno, mentre ascolto frammenti di conversazioni, ammiro gli scorci del paesaggio, le gradazioni del cielo e le immagini si susseguono, si accavallano. Dove sono gli amici miei? Me lo chiedo mentre cammino, attraverso un sottopassaggio e una giovane coppia in cerca di intimità, lontana da sguardi indiscreti, amoreggia e mi guarda con ostilità, perché li ho interrotti sul più bello. Dove sono gli amici miei? Mi hanno lasciato solo o ho voluto rimanere solo? Boh! Non lo so, a conti fatti. E qui potremmo discutere all’infinito se nessuno è solo o se siamo tutti soli. Dove sono gli amici miei? Me lo chiedo a Pisa, seduto a un tavolino di un circolo Arci in una bella serata; sono solo con tante persone intorno e mi guardo in giro e non conosco nessuno. Neanche mi presento. Non voglio disturbare, attaccando bottone: sarei inopportuno e scemo, perché per loro forse sono solo un boomer. E tutti si conoscono tra loro, parlano, scherzano, flirtano e io rimango in un angolo in disparte: sono il più vecchio, sono un pesce fuor d’acqua e sono solo. Cerco di ammazzare il tempo e resto perso nei miei pensieri. Eppure qui le persone sono accoglienti, il clima è informale! Il problema sono io e non loro! Prendo un’altra Coca-Cola, mi pulisco il giacchetto, rovisto nelle tasche, guardo se il biglietto del treno del ritorno si è sgualcito nel portafoglio, conto gli spiccioli che mi restano e aspetto, facendo finta di niente. Penso che mi è rimasto solo Lele, un amico carissimo, d’infanzia tra l’altro, che in questo periodo non può più uscire con me per gravi motivi familiari. E gli altri? Tutti gli altri miei amici? Dove sono gli amici miei? Dove sarà Maria, che voleva umanizzare il mondo? Si sarà sposata e avrà fatto figli? Dove sarà Silvia, che voleva sposarsi un buon partito? Dove sarà Tomaso, che suonava il basso e studiava lingue? Dove sarà Giantonio, con cui affinavamo sempre nuove tecniche seduttive per conquistare le ragazze della bassa padana? Ma non voglio continuare questa lista. Dove sono gli amici miei? Alcuni amici li ho proprio persi di vista. Di loro ho perso le tracce. L’oblio ha cancellato i loro volti e le loro voci. È passato quel tempo, non ci sono più quelle atmosfere. Gli stessi luoghi in cui ci incontravamo sono mutati irreversibilmente. Eppure un tempo erano veri e propri luoghi dell’anima. Dove sono gli amici miei? Resta il senso globale di quegli incontri, delle loro parole, di quei giorni, anch’essi però ormai ricordi sbiaditi, perché troppo lontani nel tempo. Mi ricordo, come nella canzone degli 883, “gli anni delle immense compagnie”. Mi ricordo le notti passate insieme nei locali, aspettando l’alba. Mi ricordo gli ultimi dell’anno passati insieme, suonando con una chitarra le canzoni dei cantautori. Mi ricordo i libri che mi consigliavano e quelli che consigliavo io. Mi ricordo le discussioni intellettuali o pseudo-tali, alcune all’ultimo sangue, che a volte rovinavano le amicizie. Mi ricordo le occupazioni e come era facile e immediato diventare amici. Mi ricordo le speranze, i sogni, le albagie, le delusioni, le goliardate, le spacconate, gli errori fatti, i progetti di vita che abbiamo condiviso da giovani. Mi ricordo che allora ci raccontavamo esperienze, avventure, innamoramenti con l’ingenuità e l’incoscienza della giovinezza e pensavamo che quelle confidenze, quelle condivisioni fossero importanti e preziosissime. Mi ricordo quei miei versicoli giovanili, che custodivo gelosamente e segretamente, fatti leggere a pochissimi amici e amiche. Essere amici significa sostenersi a vicenda e anche condividere delle illusioni, perché le illusioni e l’amicizia sono necessarie, come insegna Leopardi. La qualità della vita di una persona si basa anche su quanti amici può contare nei momenti del bisogno. Il mio migliore amico è Lele. Non abbiamo mai litigato. Ci sentiamo per telefono. Ora è impossibilitato a uscire la sera, ma alle volte andiamo a Lucca insieme il martedì mattina e ognuno parla dei suoi problemi. Penso però talvolta anche a quanto sia molto difficile per me fare amicizia con persone nuove oggi a Pontedera, ora che non sono più giovane e ognuno ha la sua vita. Ho nostalgia e desiderio di quelle amicizie del tempo che fu, ma era un’altra stagione della vita. Non si può avere vent’anni o trent’anni tutta la vita! Ci sono persone che soffrono di infantilismo cronico. Io a forza di pensare alle amicizie d’un tempo potrei ammalarmi di giovanilismo cronico! Dove sono gli amici miei? Che l’amicizia sia fondamentale, imprescindibile nella mia vita l’ho capito davvero durante la pandemia quando non frequentavo nessuno per paura di attaccare il Coronavirus ai miei genitori. Quella convivialità, quelle pacche sulle spalle, quelle conversazioni da dopocena mi sono mancate molto. Ho avuto anch’io dei danni psicologici dopo la pandemia. Tanto è vero che ho dovuto prendere degli antidepressivi, ma poi tutto è passato, perché abbiamo tutti ricominciato a vivere. E se è vero che l’amicizia spesso non è come l’amore, quel che Alberoni chiamava uno “stato nascente”, è altrettanto vero che un rapporto di fiducia, di stima reciproca può migliorare la vita o almeno renderla più vivibile. Certamente l’amore è molto più dell’amicizia, ma spesso dura molto meno e lascia strascichi e conseguenze molto più negative della rottura di un’amicizia. Certo non tutte le amicizie sono vere. Alcune sono basate sul tornaconto, sull’opportunismo, sulla convenienza. Altre vanno avanti per inerzia, pigrizia, abitudine. Ma questo succede anche in amore. Ci sono inoltre amicizie finte perché una delle due parti pretende l’amore. Dove sono gli amici miei? Alcuni amici hanno fatto carriera e forse oggi mi guarderebbero dall’alto in basso, perché io non ho concluso nulla nella vita: non ho una posizione, non ho figli, vivo alla giornata. Ci sono gli amici perfettamente integrati, ma ci sono anche gli scomparsi. Dove sono gli amici miei? Dove sarà Riccardo, che morì di incidente stradale per lesioni interne? Dove sarà Simone, che morì per un malore a Londra? Dove sarà Federico, che è morto di tumore? In quale dimensione ultraterrena? In quale universo parallelo? Forse nel regno dell’invisibile? Loro mancano all’appello. A volte penso al dramma dei loro genitori, che li hanno visti morire giovani. E inoltre che senso ha avuto parlarci, incontrarci? È proprio vero che quel tempo vissuto insieme è finito nel niente? Che cosa resta alla fine? Che cosa è rimasto di noi? È proprio vero che solo e soltanto la memoria può salvare qualcosa degli scomparsi? Oppure c’è qualcosa di più, che va oltre e che ci supera? Non ha senso chiederselo in fin dei conti. Staremo a vedere quando sarà la nostra ora. Adesso è inutile fare congetture. Così come a volte non ha senso chiederci perché siamo amici di alcune persone e non di altre. Si diventa amici perché dello stesso quartiere, perché compagni di scuola, perché coinquilini, perché colleghi di lavoro. A volte per puro caso, altre volte per interessi comuni o perché si condividono le stesse idee. I meccanismi, le dinamiche, le logiche dell’amicizia sono talvolta inspiegabili, quasi imperscrutabili. Poi le amicizie talvolta iniziano o finiscono senza un perché. A volte le amicizie continuano per inerzia, nonostante divergenze, dissapori, incomprensioni. Talvolta alcune amicizie finiscono per futili motivi. A volte hanno la meglio l’orgoglio e la permalosità sull’amicizia. Quasi tutte le amicizie che durano una vita hanno delle fasi di stanca. L’amicizia resta un mistero. Montaigne scriveva a proposito dell’amicizia: “perché lui è lui” e “perché io sono io”. Non c’è altro motivo. Se pensiamo agli 8 miliardi di persone che ci sono al mondo e perché certe persone hanno scelto di esserci amiche e perché abbiamo deciso di esserle amiche, non possiamo che pensare che ogni amicizia è un dono della vita, è un piccolo miracolo. Se è vero che per un fatto puramente statistico è altamente improbabile non essere amici di nessuno, è altrettanto vero che l’amicizia è un rapporto raro e prezioso… intendo quella vera. Dove sono gli amici miei? Alcuni non mi vogliono più vedere o non hanno il tempo materiale per vedermi, indaffarati come sono tra lavoro, figli, famiglia. Certamente poi tanti amici sono lontani geograficamente, non ho soldi per viaggiare e molte amicizie non le posso coltivare. E poi il passato è passato, le persone cambiano con il tempo, allora eravamo giovani, etc etc! E poi con alcuni amici sono in contatto su Facebook, ma capisco che poi alla fine hanno i loro impegni, le nostre strade si sono divise tempo fa e non voglio disturbarli ulteriormente. Dove sono gli amici miei? Bisogna vivere il presente. Basta con questo amarcord perenne, che può diventare troppo sentimentale! Però bisogna anche tener presente che l’amicizia, quella vera, è un sentimento. Basta comunque con il solito sguardo retrospettivo! Basta con le malinconie! Posso sempre fare nuove amicizie. Ma ogni tanto mi chiedo: dove sono i miei amici? Ma tutto ciò mi porta a fare una riflessione. In fondo la cultura umana ha come grandi motori la razionalizzazione, che è il meccanismo di difesa dell’io migliore per tanti psicologi, e il desiderio di vincere o almeno trascendere la morte. Ebbene gli amici ci aiutano a razionalizzare, a vederci più chiaro nella nostra vita perché sono meno coinvolti emotivamente di noi. E poi l’amicizia aiuta a vincere o almeno a trascendere la morte perché quando un amico se ne va per sempre resta qualcosa di lui in noi e quando noi ce ne andremo forse lasceremo qualcosa di noi in un amico, perché essere amici significa anche lasciare una traccia.