Come dire..due piccioni con una fava. La visita al Museo di Villa Giulia permette di scoprire un piccolo gioiello del tardo rinascimento e nello stesso tempo uno dei popoli più misteriosi dell’antichità.
La Villa fu costruita da Giulio III nel 1550 come luogo di riposo dalle fatiche papali, il papa partiva in barchetta da Castel Sant’Angelo e subito dimenticava l’ambiente pesante della Curia.
Per poter realizzare lo splendido ninfeo in giardino, realizzerà una lunga deviazione dell’Acqua Vergine, l’acquedotto di Fontana di Trevi.
Morto papa Giulio purtroppo i successori non ne apprezzarono le delizie e la povera villa finì pian piano in abbandono.
La situazione cambia nel 1889, quando diventa la sede del museo dedicato ai reperti provenienti dall’Etruria meridionale, territorio corrispondente all’Alto Lazio, tra il Tevere e il Mare Tirreno.
L’esposizione, di recente rinnovata, segue un criterio topografico. Il viaggio nel tempo inizia da Vulci, proseguendo per Cerveteri e arrivando a Veio.
Tra le opere più significative il Sarcofago degli Sposi da Cerveteri e il famoso Apollo di Veio.
Queste sculture ci osservanto con il loro misterioso sorriso, come se avessero scoperto millenni fa il segreto della vita: “non correre, gioisci, apprezza tutto quello che la vita ti offre”.
Nella nuova esposizione ha trovato finalmente un posticino anche Tarquinia, precedentemente assente, con la magnifica tomba dipinta del ‘Letto Funebre’. In queste pitture la morte non fa paura, la morte è una grande magnifica festa, che durerà per l’eternità.
Sono confluite nel Museo anche alcune collezioni private, organizzate secondo un criterio tipologico. Particolarmente importanti la collezione Barberini e la collezione Castellani, che comprende alcuni meravigliosi gioielli, estremamente significativi per lo studio dell’oreficeria etrusca. Purtroppo, a causa di un furto subito di recente, la collezione degli ori non è più visitabile liberamente.
Di grande interesse infine la sezione falisco-capenate, che ospita materiali provenienti dai centri della media valle del Tevere quali Corchiano, Vignanello, Nepi, Narce e in particolare Falerii Veteres (Civita Castellana) e Capena con le sculture in terracotta provenienti dalle decorazioni dei santuari della zona. Quest’area gravitava politicamente attorno alla potente Veio, di cui seguirà fino in fondo le sfortunate vicende nello scontro con Roma pur non essendo etrusca, parlavano infatti latino !