“… Nostra figlia Sophie, fortunatamente parcheggiata dai nonni, poteva ancora godere d’una certa tranquillità.
Con il tempo mi sarei riavvicinata a lei, ma ora la mia vita doveva viaggiare verso altri orizzonti: rinascere dal residence di via Ripetta, mettendo tutta la mia vita in un paio di cassetti dei sette disponibili d’un comò d’epoca. Due passi ed ero in bagno.
Cinque ed ero all’angolo cottura.
Dieci dalla finestra alla porta d’entrata… forse meno.
Tutto lì.
C’era indubbiamente una certa differenza rispetto al mio attico di via dei Monti Parioli, ma il contenuto non era poi così disarmante. Svuotate le tre stanze da letto del mio appartamento. Utilizzabile solo uno dei tre bagni, perché non c’eravamo potuti permettere l’idraulico e Bruno era lontano anni luce da una qualunque cassetta degli attrezzi; i suoi ferri del mestiere erano quelli d’un coglionissimo odontotecnico che si era spacciato per illustre dentista. Non mi sarei mai aspettata anche questa ciliegina sulla torta, che ne aveva sancito la totale inettitudine.
“Ma insomma ti sei o non ti sei laureato?”
“Certo. Come puoi pensare che abbia fatto quelle mie lezioni all’università?”
“Non lo so, dimmelo tu.”
“Cosa dovrei dirti?”
“Dovresti dirmi che è scritto da tutte le parti che tu e questa tua combriccola di romani cafoni pseudoprofessionisti avete costruito un castello di frottole, che fino a oggi vi ha reso un botto di quattrini facili. Commercialisti maghi della finanza. Avvocati santoni. Proprio un bel gruppo, provvisto del suo coglionissimo odontotecnico.”
“Vedrai che i nostri avvocati smonteranno tutto.”
“Per adesso ho visto smontare soltanto lampadari, mobili, quadri e quant’altro si trovasse in casa nostra. Qui, a Cortina e in Sardegna. Forse ci sarà una ragione. Non credi?”
“Non capisci. Non puoi capire.”
Questo era il massimo che Bruno sapeva offrire di fronte a una richiesta di spiegazioni: un’alzata di spalle e un silenzio che non lasciava presagire niente di buono.
Così me ne ero andata e, questa sì, m’era parsa la miglior decisione.
Comunque il Krug non poteva rimanere l’unico lusso di quella giornata. Dovevo immaginare una strategia per il mio futuro. Un momento di riflessione profonda e scevra dalle fragranze euforiche che avevano impregnato le ultime ore e alcune parti del mio corpo. …”
“Ambra”: tra magia, natura e un amore che sfida tutto
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