Palazzo Gallenga-Stuart sorge in uno dei molteplici poli storici di Perugia, in posizione frontale rispetto alla piazza Braccio Fortebraccio, o Piazza Grimana, nel punto in cui le maggiori direttrici viarie della città, la direttrice nord-sud e la direttrice est-ovest, si intersecano sin dalla comparsa del primo nucleo urbano nel territorio, in prossimità del Colle del Sole, risalente al periodo interposto tra il VI e il V secolo.
Sede dell'Università per Stranieri dal 1927, il palazzo accoglie oggi un numero ingente di studenti provenienti da tutto il mondo favorendo lo sviluppo interculturale e la diffusione della lingua e della cultura italiana all'estero. È stato scelto come sede centrale delle cattedre UNESCO italiane, divenendo esemplare tra le architetture ad uso esclusivamente culturale.
La Piazza Braccio Fortebraccio
La piazza Fortebraccio, antistante Palazzo Gallenga è nota oggi come Piazza Grimana, dal nome del Cardinale Marino Grimani che la fece realizzare nel 1536. Essa riveste un ruolo fondamentale nell'assetto attuale della città, ma ancor più in quello originario essendo da sempre un punto di snodo per il commercio, la comunicazione e la socialità. La storia della piazza è vittima delle più articolate vicende burocratiche presentatesi dall'avvento dei Piani Regolatori Generali e la sua pianificazione è tuttora oggetto di studi. Nonostante la sua posizione strategica, si presenta come uno spazio dal carattere quasi indefinito, avente pianta rettangolare e un perimetro alberato che ne circoscrive lo spazio, separando la piazzetta da un'area adiacente adibita a parcheggio.
L'Arco Etrusco e le Mura
Interposto tra due torri troncopiramidali a pianta trapezoidale, l'arco Etrusco, o Porta Augusta, risale, come indica il nome stesso, al periodo compreso tra il IV e il III secolo, ed è oggi il monumento più importante lasciato in eredità dagli Etruschi al territorio umbro. Inciso sui filari dell'arco inferiore del fornice in travertino vi è il nome che la città assunse in epoca imperiale, «Augusta Perusia», titolo d'onore affidato alla città dall'imperatore Ottaviano Augusto dopo la vittoria su Marco Antonio nella battaglia nota come «bellum perusinum».
La Porta Augusta è oggi un imponente e maestoso fulcro urbano, imprescindibile manifesto storico della genesi della città, e pur definendo con le sue mura il confine tra la città intra moenia e la «periferia», suscita l'attenzione dei cittadini quasi a suggerire che le attrazioni architettoniche non si fermano al centro storico. Infatti nonostante le differenti epoche di riferimento, la Porta e il settecentesco Palazzo Gallenga-Stuart, ben si intersecano nella definizione dell'identità della città.
Il Palazzo Gallenga-Stuart
Le foto non rendono il fascino di questo palazzo maestoso: la sua costruzione risale al ‘700, quando la famiglia Antinori e in particolare il marchese Giuseppe Antinori, decise di edificare la propria dimora sul suolo che oggi ospita l'edificio, rimasto sgombro fino al XVII secolo, affinché la visuale verso la valle restasse aperta. L'edificio originario, ben diverso dall'attuale, si presentava come un insieme disordinato di case dalle diverse altezze. La sua posizione fu determinata dalla presenza di attività commerciali borghesi sulla piazza frontale, Piazza Grimana. Questa disposizione iniziale fu condizionante per la planimetria a pianta quadrata irregolare dell'attuale edificato.
Il progetto del palazzo è datato al decennio intercorso tra il 1748 e il 1758 ed ebbe origine dall'intento del lungimirante marchese Antinori di conferire alla dimora un prestigio confacente con il nuovo importante ruolo mecenatesco che la famiglia assunse all'interno della città e che mantenne per tutto l'Ottocento. Il lavoro fu affidato all'architetto romano Francesco Bianchi, dai cui disegni prese avvio la costruzione della facciata principale del palazzo e dell'imponente cantonale che guarda all'arco etrusco, mentre la direzione dei lavori fu compito dell'architetto perugino Pietro Carattoli che si occupò anche delle decorazioni delle volte del piano nobile. Dell'ampliamento relativo alla facciata opposta si occupò solo più tardi, nel XX secolo, l'architetto Dino Lilli.
Sul finire dell'Ottocento venne acquistato dai coniugi Romeo Gallenga e Mary Stuart-Montgomery, che apportarono delle modifiche al palazzo a cominciare dal riassetto del Salotto Goldoniano, per continuare con l'aggiunta di ornamenti, statue e opere d'arte che arricchirono l'abitazione fino a renderla salotto internazionale ospitante i più illustri artisti del tempo. Nel 1925 il figlio Adriano Gallenga-Stuart vendette la casa di famiglia al comune al solo patto che ne venisse mantenuto il nome. Due anni dopo, nel '27, divenne sede universitaria.
Lo Stile
Il Palazzo è esplicitamente decorato e costruito in stile tardo-barocco. Il progetto è improntato sul modus operandi del secentesco Francesco Borromini, capace di enfatizzare materiali poveri attraverso un progetto architettonico meticolosamente elaborato dalla struttura agli apparati decorativi, ne è manifesto l'unico imponente cantonale diverso tra i quattro, concavo ai piani superiori e convesso al piano terra, interposto tra paraste binate.
La logica della tripartizione scandisce la facciata orizzontalmente e verticalmente, dove nel primo caso la divisione è enfatizzata dalla ripetizione costante di finestre incorniciate da timpani mistilinei in travertino e nel secondo caso è messa in evidenza dallo scarto cromatico e compositivo dei materiali della fascia centrale, anch'essa in travertino. Quest'ultima, proseguendo dall'alto verso il basso, incornicia il portone d'ingresso, posto tra due colonne in stile dorico che sorreggono il balcone soprastante mentre il resto del corpo visibile del palazzo è costituito interamente in laterizio e pietra calcarea. Al culmine dell'edificio vi è un piano attico circondato da una balaustra continua lungo tutto il perimetro. Interrompe il ritmo scandito dell'intera facciata l'asimmetria data dalla disposizione delle finestre, quattro file verticali sul lato sinistro rispetto all'ingresso, cinque file a destra. Questo fenomeno fu dovuto probabilmente all'improvvisa interruzione e successiva ripresa del cantiere, non più guidato da Bianchi ma da Carattoli.
Di recente il palazzo è stato sottoposto a numerosi interventi riguardanti la manutenzione degli interni, stuccati in stile Rocaille, e nella fattispecie della gran parte dei lampadari veneziani di Boemia presenti nell'edificio. Necessita ancora di ulteriori lavori di consolidamento e restauro delle facciate, di adeguamento sismico e della revisione di impianti termo-idraulici.
Il periodo migliore per visitare il Palazzo Gallenga-Stuart è la primavera. Dagli ultimi piani del Palazzo è visibile l'acquedotto duecentesco che riforniva anticamente la città percorrendola per circa 5 Km.
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